Il Patrimonio

il patrimonio immobiliare gestito dalla Fondazione

Cenni Storici

Il patrimonio di Giovanni Francesco Caccia era veramente cospicuo. Nell’inventario del 1627, dopo l’abbigliamento ed il ricchissimo arredamento di casa, sono elencati terreni per 400 ettari, fabbricati per almeno 30.000 metri cubi, comprese stalle per circa 150 capi, otto cantine con botti per quasi 500 ettolitri, un mulino, due piste da riso, due torchi da vino ed un forno.

Inizialmente, le sue proprietà erano situate in due aree diverse, l’una a sud – ovest della città nelle terre bagnate dalle rogge Busca e Biraga, l’altra, più piccola a sud – est attorno al torrente Terdoppio.

In ambedue le zone, un lavoro secolare che risaliva a non meno di 400 anni prima aveva trasformato una terra semplicemente ricca d’acqua in un’area regolarizzata, dapprima con una rete di fossi di drenaggio, poi in un vero e proprio comprensorio irriguo, potenziando la rete dei canali ed immettendovi acque prelevate dai corsi maggiori come il Sesia e l’Agogna.

In queste aree irrigue il Conte Caccia aveva posseduto un nucleo di proprietà. Il primo e più importante faceva perno sul villaggio di Ponzana, il secondo su quello di Tornaco. La tipologia di fabbricati comprendeva sia sezioni dei rispettivi castelli consortili che abitazioni padronali e rustiche nel villaggio aperto, sia infine, ma solo a Ponzana, moderne cascine autonome in aperta campagna.

Il nucleo più antico e più importante era quello a sud ovest che aveva come centro Ponzana. La proprietà comprendeva un blocco di sedimi in castello, adiacente la porta, che rivelavano l’originaria residenza signorile: il dominione, il palazzo, l’alloggiamento vecchio, il magazzino, la torchiera, il solaio dei merli. Nel villaggio aperto c’era una più antica “casa da nobile”, probabilmente quattrocentesca, ed ormai trasformata in abitazione del fittabile, a cui erano aggregati blocchi di abitazioni da massari e braccianti. I beni comprendevano anche una casa di recente costruzione, più residenziale, probabilmente fatta costruire dal Conte Caccia, completa di saloni di rappresentanza, una cucina, stanze per ospiti al piano superiore, e scuderie.

La superficie terriera annessa a questo nucleo abitativo era di circa 100 ettari, nella zona ovest del territorio di Ponzana, attorno al villaggio.

Verso est, sempre nello stesso comune, si trovava la grande cascina di Orzoro (successivamente definita Risciolo), con 90 ettari di terreni ben irrigati e compatti. La proprietà era completata dalla cascina Stropera a cui facevano capo circa 30 ettari di terra. A quattro chilometri verso sud, il Conte aveva acquistato anche la cascina Prealba, che, come la Stropera, era dotata di terre asciutte in corso di ampliamento.

Il Conte faceva molto affidamento sulla Tenuta Prealpa ampliandola e valorizzandola; infatti, alla sua morte c’era una casa da nobile in costruzione accanto ai rustici.

Per poter irrigare le terre, il conte possedeva quattro fontane a Ponzana e due a Tornaco, ma dopo aver incrementato la proprietà con le ultime tenute, l’acqua non era più sufficiente. Pensò, quindi, di creare un cavo artificiale utilizzando le acque che, dopo l’uso, venivano concentrate nella grande peschiera, scavata dietro la vecchia casa padronale, unitamente a quelle della Tinella, una fontana molto grande acquistata dal Conte Caccia nel territorio di Gargarengo. La morte del Conte e la situazione politica ed economica generale impedirono la realizzazione del cavo e l’autonomia della rete idrica non poté essere realizzata; le acque del Conte Caccia furono assorbite nel 1650 dalla roggia Biraga. Nonostante ciò, già intorno alla metà del secolo XVII, queste terre furono coltivate a risaia.

La proprietà di Tornaco era più modesta e meno redditizia, non comprendeva cascine, ma solo fabbricati in castello e abitazioni per massari e braccianti nel villaggio, luogo dove si trovava anche un alloggiamento da nobile, senza grandi pretese. Completavano le proprietà terriere i 32 ettari acquistati a Caltignaga e 29 ettari e due fabbricati a Suno. Quando, intorno al 1670, gli amministratori dovettero pensare all’erigendo Collegio Caccia, i beni Caccia consistevano in 500 ettari di terra.

Dopo un periodo caratterizzato da situazioni finanziare difficili, il Settecento iniziò con una netta ripresa per le proprietà terriere tanto che nel 1763 l’Istituzione riuscì ad acquistare, a Monticello, una casa civile in castello, tre rustiche nel paese, 55 ettari di terra e una quota di acqua estiva.

L’attenta e competente azioni degli amministratori definì la necessità di vendere nel 1826 il Tenimento di Tornaco, composto da terre asciutte e poco redditizie, utilizzando i denari per l’acquisto della possessione della Cascina Motta. Il Collegio aveva così ampliato le aree delle terre irrigue, scegliendo di puntare sulla monocultura risicola. Dopo queste operazioni la proprietà del Collegio era quindi costituita dai beni di Ponzana, Risciolo, Prealba, Motta e Monticello, territori ancora oggi in suo possesso.

Il patrimonio della Fondazione, pur incrementandosi con altri beni stabili, trovò sempre la sua fonte di reddito primaria nei profitti derivati dalla gestione dei terreni agricoli, con una estensione 7026 pertiche milanesi pari a circa 459 ettari, a cui si aggiunse, in anni più recenti, un appezzamento di terreno denominato Bosco Stoppani di 142 pertiche milanesi pari a circa 9 ha.

Tratto da:

  • Il Nobile Collegio Caccia e la fondazione del Ceto Dirigente Novarese – Autori Vari
  • Istituto Geografico De Agostini, Novara 1991
  • Antiche Istituzioni Novaresi: Il Nobile Collegio Caccia – Consorzio Mutue
  • (testi di Emiliana Mongiat – Immagini di Mario Finotti) – 2006
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Le tenute Agricole

I comuni di Casalino, Granozzo con Monticello, San Pietro Mosezzo sono caratterizzati dalla presenza sul territorio di un numero considerevole di cascine che si configurano come unità abitative isolate e rispecchiano le caratteristiche morfologiche e produttive del territorio basato prevalentemente sull’attività agricola dei terreni messi a coltura.

Le tenute agricole presentano le caratteristiche architettoniche delle tipiche cascine del territorio novarese e sono costituite da fabbricati rurali e terreni agricoli di pertinenza.

I nuclei originari delle cascine erano costituiti da edifici rurali che gravitano attorno alla corte principale. Sono cascine a corte chiusa, presentano un solo ingresso principale e sono composte da queste tipologie di edifici:

  • Casa di abitazione del conduttore
  • Magazzini
  • Essiccatoio
  • Abitazioni dei salariati fissi
  • Stalla
  • Porticati
  • Scuderia
  • Bassi fabbricati rustici (pollai, porcilaie, ecc.)
  • Abitazioni del casaro
  • Abitazioni delle mondine
  • Concimaie

Nel corso degli anni, gli edifici destinati all’attività agricola hanno subito demolizioni, ampliamenti secondo il mutare delle esigenze e delle funzioni.

Le case destinate alle abitazioni dei conduttori, a due piani, hanno le caratteristiche tipiche delle costruzioni signorili. Annesse alle case padronali ci sono dei piccoli cortili isolati, intorno ai quali sono disposti bassi fabbricati rustici padronali. In alcuni casi, come nella tenuta Risciolo e Prealba, si trovano dei giardini con aiuole.

Le abitazioni dei salariati fissi, allineate lungo i lati della corte, presentano un aspetto più modesto rispetto alla casa del conduttore.

Gli edifici sono costituiti di un grande locale al piano terra ed uno al primo piano collegati tra loro da una scala esterna e dal ballatoio del primo piano. Il bagno è situato all’esterno dell’abitazione ed è in comune con le altre abitazioni. Alle case dei salariati sono annessi i bassi fabbricati rustici con cortile.

Le case dei salariati si distinguono dalla casa padronale per le dimensioni minori della pianta e dell’altezza.

Esternamente alla corte principale, è collocato il sedime dell’aia in cemento con o senza porticato, e l’orto del conduttore.

I magazzini sono collocati sono in posizione centrale adiacenti all’abitazione dei conduttori, disposti su due piani collegati da una scala interna in beola; presentano pareti rivestite di asfalto fino all’altezza delle finestre.

Più isolati, ma sempre presenti in ogni cascina, si hanno gli edifici destinati alle mondine, gli edifici costituiti dalla casera, e dai locali destinati all’abitazione del casaro.

La cura per i fabbricati rurali delle tenute agricole è, ed è sempre stata, uno degli obiettivi principali della Fondazione. Oltre alla manutenzione ordinaria, nel corso degli anni, gli edifici destinati all’attività agricola hanno subito demolizioni, ampliamenti e riconversioni secondo il mutare delle esigenze e delle funzioni, e, sempre nel corso degli anni, sono stati realizzate nuove costruzioni che rispondessero alle leggi relative agli standard igienici ed edilizi.